Gabriele Gravina, “Non dobbiamo cedere alle tentazioni di chi predica interruzioni anticipate, animato solo da interessi personali”.
Intervenuto ai microfoni di News Mondo, il Presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato del possibile futuro del calcio italiano, costretto a fare i conti con l’emergenza coronavirus. Le incognite sono tante, così come le speranze. Ma tra tanti punti interrogativi per il numero uno della Federazione c’è una certezza, una convinzione: i campionati devono essere portati a termine. Con la prudenza necessaria e seguendo la strada più sicura per tutti.
Gabriele Gravina, “Non saremo più quelli di prima, non solo nel calcio”
Presidente, pensa che il mondo del calcio debba imparare una lezione dall’emergenza sanitaria che ha travolto il Paese?
“Ne sono convinto, non saremo più quelli di prima, non solo nel calcio. Il Coronavirus sarà sconfitto dalla scienza e dalla medicina, noi possiamo far leva sulla solidarietà tra tutti i protagonisti per impostare nuovi rapporti e, perché no, condividere anche nuove strategie”.
Teme che la paura del contagio possa tenere i tifosi lontani dagli stadi anche quando arriverà il definitivo via libera?
“Di sicuro, in un primo periodo, saremo tutti condizionati nei comportamenti e nelle relazioni. Auspico però un veloce ritorno ad una maggiore spensieratezza, che non vuol dire incoscienza. Se gestiremo bene la transizione, dalla chiusura alla definitiva riapertura, potremo acquisire una rinnovata fiducia”.
Cosa pensa dell’allarme di Nicchi, che ha fatto sapere la Serie A potrebbe ripartire senza VAR?
“La Commissione Medica della FIGC sta lavorando per stilare un protocollo che consenta una ripresa graduale e in sicurezza dei calciatori ma anche dei componenti degli staff e degli arbitri. Ferme restando le indicazioni del Governo, la nostra intenzione è ripartire tutti insieme, nel rispetto della salute di ogni protagonista”.
“I campionati vanno finiti”
Se il campionato finisse a settembre o ad ottobre il calcio italiano dovrebbe in qualche modo trasformarsi di conseguenza. Calciomercato, ritiri estivi, preparazione. Ci sarebbe poi un modo per tornare alla normalità o dovremmo abituarci a una nuova realtà?
“Ho parlato di un’ipotesi estrema per ribadire un concetto chiaro: i campionati vanno finiti. Non dobbiamo cedere alle tentazioni di chi predica interruzioni anticipate, animato solo da interessi personali. Se mai si dovesse arrivare ad un tale scenario andrebbe ovviamente ripensato tutto in ambito FIFA e UEFA”.
È ipotizzabile una Serie A a 22 squadre? Il calendario sarebbe gestibile considerando anche gli impegni europei?
“È un’opzione non percorribile. Nella migliore delle ipotesi, avremo già difficoltà nel dover gestire una stagione comunque compressa, quindi è irrealistico ipotizzare campionati e calendari extra large”.